Chi entra in una setta di solito dal principio non si rende conto di esserci entrato. Vuoi perché sulla porta non c’è il cartello “setta”, vuoi perché gli adepti sono molto preparati e capaci per far sentire i nuovi arrivati a casa. Riconosciuti. Voluti. Amati.

Ed è spesso la necessità di non sentirsi soli a spingere a far parte di un gruppo. Fino a qui è piuttosto normale: si è esseri sociali e si cerca il contatto. Motivo per cui il distanziamento dettato dal coronavirus ha causato a molti problemi di adattamento.

La setta ha un’accezione negativa. In realtà per setta si intende un nuovo culto che si è staccato da quello ufficiale. Con il tempo potrebbe anche essere che la setta diventi una religione riconosciuta a tutti gli effetti.

Alcune, invece, nascono, vivono e restano sette. E chi ci entra, non riesce a uscirne.

Setta e organizzazione

Innanzitutto c’è uno schema di ragionamento che si riassume in “noi” e “loro”. O “gli altri”. O “l’intero mondo” che è cattivo, pericoloso, sbagliato. E per questo è necessario starne lontani. Nella migliore delle ipotesi. Perché c’è anche qui decide di combatterlo. Magari con armi non solo spirituali.

Di solito c’è una gerarchia ferrea, spesso con tantissimi responsabili, così che ognuno abbia il suo piccolo orticello di potere da esercitare su qualcun altro. Al vertice, il leader. Totale, supremo e indiscusso.

Capire se si è o meno finiti in gruppo settario è piuttosto semplice. Basta fare qualche domanda mirata mettendo in dubbio l’autorità costituita. Se si viene zittiti o allontanati in malo modo, allora sì, è una setta.

In genere per trovarsi bene, almeno inizialmente, in una setta occorre avere una personalità dipendente, cioè avere la tendenza a affidarsi a qualcuno, a essere “presi in carico” da altri, così che le decisioni, le responsabilità non siano più così pesanti.

“Speravo in qualche risposta
sulle grandi domande della vita.”

UNA VITTIMA DA NELLA SETTA – FLAVIA PICCINNI / CARMINE GAZZANNI

Chi invece dirige la setta ha inclinazioni narcisistiche: basti di dire che molti guru, santoni, leader si identificano, nemmeno a dirlo, con Dio.

Regole, regole e ancora regole

La setta in tanti casi prevede norme per regolamentare qualsiasi aspetto e momento della vita degli adepti: cosa mangiare, quanto mangiare, dove dormire, con chi dormire, con chi fare o non fare sesso, come pregare, quando pregare, cosa leggere e soprattutto cosa non leggere, come vestirsi, cosa evitare e cosa fare sicuramente.

Gli adepti si accorgono sempre troppo tardi di essere scivolati nella spirale di una setta. Di solito si rendono conto che non hanno più amici, che il loro aspetto fisico è cambiato (di solito in peggio, magari per diete non equilibrate), che il loro unico interesse è la setta stessa.

Uscire da un gruppo chiuso che esclude e si esclude non è semplice, ma non è nemmeno impossibile. In alcuni casi è sufficiente volerlo. Ma chi è in una setta spesso “fuori” non ha più niente, perché ha donato i suoi averi materiali al leader e non può più reclamarli indietro.

Un episodio del podcast di Crime Magazine è dedicato a culti e sette e si trova anche su Spreaker.

Per quanto riguarda invece testi di riferimento, ce ne sono molti. Abbiamo trovato particolarmente interessante saggio Nella setta di Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni e anche Le sette di Enzo Pace.

Se credete di essere vittima o siete vittima di una setta contattate le Forze dell’ordine.