Tienilo acceso è un saggio scritto da Vera Gheno e Bruno Mastroianni. Si riferisce al cellulare, e al cervello degli utenti.
Per evitare di diventare vittime su Internet meglio, infatti, accendere il cervello che spegnere il telefono.
Gli autori sono lontani dal fornire facili formule per difendersi dalla rete.
Tienilo acceso, potresti averne bisogno
Spegnere il telefono serve a poco: la conversazione continua, anche senza di noi.
Un esempio su tutti: chi sceglie di non essere online, sta comunicando qualcosa a chi lo cerca.
Gli sta dicendo che non è online, che ha fatto una scelta. L’interlocutore può decidere di interpretare in diversi modi l’assenza.
E non è detto che interlocutore e soggetto diano la stessa valenza all’assenza dalla rete.
Si può essere assenti dalla rete perché disinteressati. Ma l’interlocutore potrebbe osservare che il suo soggetto è un paranoico.
È utile, tra l’altro, tenere presente che, nel web, chi cerca, magari qualcosa trova, nonostante l’assenza.
Tienilo acceso, non si sa mai
E quello che trova in qualche modo definisce l’identità del “ricercato”. Chi è assente dal web, rischia di lasciare campo libero a chi potrebbe decidere di fare quello che vuole della sua identità.
Altra riflessione decisamente importante: tutto quello che viene scattato, girato e poi pubblicato è replicabile, quindi non è mai al sicuro.
Neppure chi ha ristretto la visibilità dei suoi post a un gruppo di amici o si è “limitato” a inviare una foto via WhatsApp alla nonna. Il telefono incustodito o rubato può diventare una fonte inesauribile di informazioni sul proprietario.
Un suggerimento su tutti riprende la massima di David Crystal, linguista americano esperto in comunicazione mediata dal computer:
Piuttosto lampante l’invito a contare fino a 10 (se non fino a 100) prima di pubblicare qualsiasi cosa.
Aiuta a porsi nella prospettiva di un interlocutore disposto a vederci per ciò che siamo e che rimarrebbe deluso se tenessimo comportamenti non consoni alla nostra identità e personalità.
Tienilo accesso invita a usare internet con una certa cautela, un certo rispetto, senza per questo averne paura.
È anche una chiamata alle armi:
“[…] mentre il terreno si divideva tra battute di caccia e guerre di influenza, fin dall’inizio c’è stato in rete un altro tipo di popolazione. Una schiera di utenti discreti e laboriosi, consapevoli e capaci, per nulla approfittatori. Gente che non ha mai visto la rete come un’area di caccia o un terreno di scontro, ma per quello che è sempre stata: un campo da coltivare. Mentre gli altri nemmeno se ne rendevano conto, i contadini digitali, fin dal primo modem collegato, avevano inteso la realtà online come occasione per curare contenuti e far crescere relazioni. Quando sono arrivati i social e con loro il popolo, erano già pronti.“
Ecco circondarci di contadini, invece che di esplosioni e sangue è già un modo per essere connessi e felici.