L’isolamento sociale di ragazzi e ragazze è un fatto ormai noto e spesso viene designato con il termine di hikikomori.

Una parola giapponese che significa, appunto, isolamento, stare fuori, prendere le distanze.

Come può fare un genitore a rendersi conto se il proprio figlio o la propria figlia sia in effetti in cerca di un isolamento sociale volontario?

Marco Crepaldi, esperto della materia, spiega innanzitutto quali sono i campanelli d’allarme che dovrebbero suonare di fronte a un giovane hikikomori.

Svogliatezza, depressione, mancanza di carattere, sordida dipendenza dalla tecnologia? Soprattutto al primo stadio, è facile scambiare l’hikikomori per altro.

In realtà, proprio l’uso compulsivo della tecnologia è solo conseguenza e non causa dell’isolamento.

Anzi, Crepaldi, specializzato nella comunicazione sociale, avverte i genitori: accertatevi di cosa facciano i vostri figli con il computer tra le mani, se chattano è assolutamente controproducente staccare loro la spina, quello è l’unico canale sociale che vogliono tenere aperto.

Ed è un canale importantissimo perché generalmente dialogano con altri hikikomori, smorzando la solitudine nella quale si sentono avvolti.

E se poi, oltre a questo accanimento tecnologico, si aggiungono il rifiuto della scuola e una progressiva inversione del ciclo sonno-veglia, allora è il caso di prevenire un peggioramento cercando il dialogo, offrendo tanta comprensione ed evitando ogni giudizio.

Gli hikikomori spesso sono inconsapevoli del problema: è necessario che i genitori li coinvolgano nella presa di coscienza.

Cercare di risolvere il problema da soli, spesso, è impossibile.

Crepaldi consiglia di chiedere aiuto a uno specialista del fenomeno, disposto anche a effettuare visite a domicilio.

È infatti molto sconsigliato forzare o incitare l’uscita da casa.

Per chi volesse approfondire le informazioni riguardo l’isolamento sociale e l’hikikomori può trovarle qui.

I tre stadi dell’hikikomori

  • Insorgere dei comportamenti tipici dell’hikikomori: rifiuto scolastico, progressivo abbandono di attività all’esterno della casa, graduale inversione sonno-veglia, preferenza per attività solitarie col supporto della tecnologia.
  • Identificazione di relazioni o situazioni sociali che creano il malessere: i contatti reali lasciano il posto ai soli contatti virtuali. Il mondo esterno viene letteralmente chiuso fuori dalla stanza.
  • Isolamento progressivo che arriva a essere totale, escludendo anche i genitori.