Sono molte le ragioni per visitare Bologna, ma a queste si aggiunge – fino al 27 giugno – la mostra CRIMINIS IMAGO.

In pieno centro storico (Via Clavature 8/10), solo su prenotazione 051-19936343 esposizioni@geniusbononiae.it , la mostra, che ha come sottotitolo Le immagini della criminalità a Bologna e ospita una raccolta di fotografie dei fotoreporter Walter Breveglieri e Paolo Ferrari.

La mostra, questo il sito ufficiale

La mostra si snoda su periodi diversi, dal processo Casaroli (degli anni Cinquanta) alla Uno bianca (anni Novanta), passando per il delitto Nigrisoli, gli omicidi del DAMS, le stragi dell’Italicus e della stazione di Bologna, alcuni sequestri di persona.

Criminis Imago e il comitato scientifico

Criminis Imago è curata dal procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato e da Marco Baldassari, responsabile dell’Archivio Ferrari di Genus Bononiae, si è avvalsa di un comitato scientifico di cui ha fatto parte anche lo scrittore Carlo Lucarelli.

Le fotografie raccontano una storia di sangue che solo il raffinato bianco e nero riesce a mitigare.

Sono raccolte in due sezioni a cui si aggiungono alcuni oggetti d’epoca: macchine fotografiche, divise storiche delle forze dell’ordine, e anche moto e auto della Polizia e dell’Arma dei Carabinieri esposte all’esterno, nel cortile di Palazzo Pepoli.

Criminis Imago. La mostra. (foto Alessandra Calanchi)

La storia d’Italia a Criminis Imago

Visitare Criminis Imago è un modo per viaggiare nella storia del territorio bolognese e nella più ampia storia d’Italia, seguendo sia un percorso punteggiato di crimini, indagini e udienze in tribunale, che un itinerario fatto di scatti rubati, di tagli d’immagine sorprendenti, di primi piani obliqui ed enigmatici.

Le fotografie, tutte numerate, acquisiscono lo status di reperti, rendendo le pareti su cui sono appese un vero e proprio luogo degli indizi, quasi un palco su cui va in scena l’ultimo atto di una detection di cui cerchiamo di mettere insieme i fili. 

Santi e assassini

Un’avvertenza: almeno al momento, per entrare bisogna passare attraverso l’adiacente chiesa di Santa Maria della Vite. 

E anche le fotografie esposte al secondo piano sono immerse in un contesto di statue e stucchi più consoni a una cattedrale. Uno strano connubio, questo, con vescovi e santi che sembrano benedire (o anche solo incoraggiare) il pentimento degli assassini.

Ma chi teme l’acqua santa non deve preoccuparsi, poiché siamo nell’epoca del covid – e le acquasantiere sono ormai state sostituite dai più laici dispenser di gel igienizzante.